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di Tommaso Renzi

Ramy Shaath: l’ex prigioniero politico in Egitto canta la sua odissea

Il Liceo Vittoria Colonna incontra, grazie ad Amnesty International, l'attivista Ramy Shaath e la moglie Céline Lebrun.

Il 30 marzo le classi quarte del liceo Vittoria Colonna partecipano, presso il cinema Farnese, all’incontro organizzato da Amnesty International Italia con l’attivista Ramy Shaath. Ramy è accompagnato da sua moglie Céline che con i suoi interventi ritrae la prigionia del marito da un essenziale punto di vista. L’attivista dedicherà la prima parte della sua testimonianza a riavvolgere il ricordo degli interminabili giorni che lo accompagnarono dalla mezzanotte del 5 luglio 2019 ai primi giorni dello scorso gennaio. Gli sguardi degli spettatori, coinvolti nella ricostruzione, verranno travolti da una rappresentazione interattiva promossa e diretta da Ramy: due decine di studenti sono disposti strettamente vicini tra loro in un’area di circa 20 metri quadrati; viene chiesto loro di provare a convivere e a condividere lo spazio angusto con le naturali necessità di ciascuno. Ramy rievoca così le condizioni in cui ha vissuto per più di due anni insieme ad altri prigionieri. Al termine dell’incontro, Ramy ci concede una breve intervista:

Che tipo di relazione vi era tra te e i tuoi compagni?

R.: Eravamo molto legati fra di noi. Pativamo le stesse ingiustizie e condividevamo le nostre sofferenze. A volte cantavamo, scherzavamo, discutevamo di politica e parlavamo delle nostre vite. Ci supportavamo a vicenda quando le guardie assumevano atteggiamenti ostili e violenti verso di noi, digiunando ad esempio. In questo modo le guardie si intimorivano, spaventate dalla possibile morte di uno di noi, e tornavano a trattarci meglio. C’erano prigionieri di ogni età: da giovani di diciotto/diciannove anni ad anziani oltre i settanta che non riuscivano nemmeno a muoversi per andare in bagno; ce li portavamo noi. Il cibo che arrivava a ogni prigioniero, dalla visita di un suo familiare, era sempre spartito fra tutti. È proprio questo legame che ci ha fatto sopravvivere. È difficile per me, ogni notte, andare a dormire sapendo che molti di loro si trovano ancora lì, a scontare una pena ingiusta e immotivata.

Quali sono stati i principali cambiamenti avvenuti dopo il tuo rilascio?

R.: Per l’intero mese successivo al mio rilascio, sono stato intervistato da molti giornali ed emittenti nazionali e internazionali, dal Washington Post a Rai Uno. Le mie dichiarazioni, come sono poi venuto a sapere grazie a messaggi segreti arrivati dalle prigioni, sono risultate estremamente utili: sembra che gli episodi di violenza nei confronti dei prigionieri stiano diminuendo di fronte alle mie rivelazioni; si temono investigazioni internazionali e delegazioni in visita alle prigioni. Questi criminali operano sempre nell’ombra, ed esporre al mondo le loro azioni è una delle migliori armi per sconfiggerli.

Di fronte a un mondo sempre più cosciente della situazione in Egitto, quanto pensi possa ancora durare il regime di al-Sisi?

R.: È difficile rispondere. Serve una risposta forte da parte degli egiziani. Nel 2011 ho fatto parte della rivoluzione: siamo riusciti a rovesciare il dittatore e per due anni siamo stati liberi. Poi un nuovo colpo di stato ne ha portato un altro, quello attuale. Continueremo a combattere e probabilmente ci sarà una nuova rivoluzione. Non ci fermeremo finché le persone non godranno a pieno di ogni diritto. Quanto tempo ci vorrà? Spero non troppo, sono molte le persone che continuano a soffrire.

Cosa può impedire il ritorno, in futuro, di un altro dittatore?

R.: L’istruzione. Una buona educazione è fondamentale per aiutare le persone a comprendere i propri diritti. Purtroppo, i recenti dittatori hanno drasticamente diminuito il budget di spesa per l’istruzione. Quando non si investe nella formazione, si contribuisce a formare una società ignorante che non conosce i propri diritti e che finisce per accettare il modo in cui è trattata. Tutto il mondo dovrebbe unirsi per contrastare qualsiasi violazione dei diritti umani, perché ci riguarda oggi e ci riguarderà in futuro.

Grazie, Ramy.

Desidero esprimere, per ultimo, un sincero ringraziamento a Ramy e Céline per la disponibilità a raccontarsi e ad ascoltare mostrata durante l’intero incontro.

A voi un forte augurio di ripartenza.


Tommaso Renzi 5Q

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