Il nostro periodo storico è a dir poco singolare, si succedono eventi e fenomeni di caratura mondiale in un breve lasso di tempo. Fra le tante questioni tornate ad animare il dibattito pubblico si è deciso di tirare nuovamente fuori dall’armadio delle preoccupazioni un conflitto nucleare, facilmente associabile a termini quali apocalisse o estinzione. Eppure al centro di tutto c’è una delle più incredibili scoperte scientifiche del genere umano: la capacità di generare energia dalla scissione di un atomo. È successo, però, che abbiamo avuto avuto paura del nostro stesso successo e per difenderci da esso, per sentirci al sicuro, abbiamo costruito strumenti di distruzione che ne sono la rappresentazione: le bombe termonucleari.
Non sarà che non siamo in grado di gestire la conoscenza che acquisiamo nel tempo? Cosa significa per noi la conoscenza?
La conoscenza è per noi esseri umani una benedizione e allo stesso tempo una maledizione: la capacità che abbiamo di porci delle domande e di cercare delle risposte è la nostra chiave evolutiva e la conoscenza, che facciamo nostra, ci permette di progredire ad uno stadio superiore. Il passaggio fondamentale che ci porta a ciò è lo Sbaglio. Uno scienziato che studia un fenomeno fisico, prima di arrivare a formulare una spiegazione esatta di quest’ultimo, compie un'innumerevole quantità di errori che gli permettono di imparare cos'è giusto e cos'è sbagliato, così come un bambino che, spinto dalla curiosità, esplora le novità e continua finché non incontra qualcosa che lo brucia, lo frena bruscamente, ma da questa esperienza apparentemente negativa impara a non commettere più lo stesso errore.
A questo punto c’è da chiedersi: perché se impariamo dai nostri stessi errori tendiamo in alcune circostanze a ripeterli?
Ogni cosa presenta sia aspetti positivi che negativi e ogni volta che si verificano dei cambiamenti una delle due parti deve ridursi per compensare l’altra. La conoscenza, quindi, ha come suo "alter ego" l'ignoranza: non possono esistere da sole. La consapevolezza di essere ignoranti permette di cercare un modo per aumentare la propria conoscenza limitata; “Sbagliare è umano”, molte delle più importanti scoperte nascono da uno sbaglio, ma il vero errore, il momento in cui si rischia il fallimento, è quando si ha la presunzione di aver conosciuto e compreso tutto. Cresce nell’essere umano, in questi casi, una sensazione di onnipotenza, di superiorità che ha bisogno di essere sfogata su qualcosa o su qualcuno, si sente il forte bisogno di dimostrare al resto del mondo che si è qualcosa di più di una semplice goccia d’acqua in un mare infinito. Si inizia ad usare il sapere per costruire oggetti che dimostrino la superiorità dell'essere umano, che ne appaghino l'ego, ecco perché “gli esseri umani costruiscono effettivamente bombe termonucleari”. Questo momento di gloria, però, dura poco: il sapere limitato non è abbastanza per colmare il desiderio di grandezza, pertanto finiamo sempre col pestarci i piedi da soli, perché in fondo il nostro unico limite siamo noi stessi.
Il sapere è un dono importante e potente, bisogna usarlo con cautela e attenzione, con consapevolezza dei rischi e delle conseguenze, e con umiltà perché non si ripetano gli errori di chi ci ha preceduto, perché c’è ancora tanto da scoprire e perché il viaggio verso la consapevolezza è ancora lungo.
Pietro Sereni
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