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di Tommaso Renzi

I fratelli Karamazov

Il romanzo “I fratelli Karamazov” è l’opera più significativa di Fëdor Dostoevskij, tra i più celebri scrittori russi dell’Ottocento, cui nome e pensiero pervase (e pervade tuttora) l’animo di coloro che decisero di immergersi nei suoi capolavori. Compose questa sua ultima fatica durante il breve periodo che lo separava dalla morte, avvenuta nel 1881.





“Io credo che se il diavolo non esiste, e quindi è stato creato dall'uomo, questi lo ha creato a sua immagine e somiglianza.“






La trama

È la storia di tre fratelli e un padre, tutti diversi tra loro per ideali e stili di vita. Il padre, Fëdor Karamazov, è un ricco alcolista dedito fedelmente al lusso e alla lussuria; i suoi vizi sono conosciuti da tutti.


“È la cosa più dolce che ci sia: tutti lo condannano, e tutti ci vivono, solo che gli altri lo fanno furtivamente, mentre io alla luce del sole.”


Dmitrij, il primogenito, è un ufficiale dell’esercito in congedo. Conduce, con i suoi risparmi, una vita frenetica spinta alla ricerca della felicità e del divertimento. Il rapporto tra lui e il padre è estremamente ostile e sarà al centro dell’intera vicenda: entrambi amano la stessa donna che approfitta spudoratamente della situazione conflittuale per trarre benefici economici e narcisisti. Ivàn e Alesa, gli ultimi due fratelli, si somigliano l’un l’altro per l'indole razionale ma differiscono nella fede: Ivàn è un convinto ateo affascinato dalla letteratura e dagli ambienti colti, Alesa invece è un monaco alla ricerca della spiritualità. Memorabili dibattiti scaturiranno da queste visioni opposte della realtà. Le ostilità tra Dmitrij e il padre termineranno quando quest’ultimo verrà rinvenuto esanime nella sua abitazione. Si sospetta il parricidio. Da qui inizierà un percorso, guidato da Alesa, volto alla ricerca del colpevole.


È stato difficile cucire la trama di un libro di per sé molto vasto: elementi chiave, nondimeno interessanti, sono purtroppo mancati alla luce. Confido tuttavia di aver acceso la curiosità di alcuni di voi. Se invece, giunti a questo punto, non avete ancora raggiunto l’apice del desiderio, lasciatemi tentare, una volta ancora, di sedurvi: I fratelli Karamazov non è una lettura qualunque e il successo raccolto durante il lungo periodo che ci separa dalla sua prima pubblicazione ne è una garanzia. Ogni attimo dedicato a queste pagine contribuisce a cambiare, anche impercettibilmente, le menti sagaci che concedono il loro tempo a rievocare la leggendaria vicenda creata da Dostoevskij. Non lasciatevi scoraggiare dalla lunghezza della stampa, il libro è piacevolmente scorrevole e, come ogni classico della letteratura mondiale, lascerà impressa la sua cicatrice benigna.


I fratelli Karamazov (parte2)


Un effetto collaterale della guerra tra Russia e Ucraina


Parli del diavolo e spuntano le corna… a distanza di poche settimane dalla stesura della recensione mi ritrovo qui a integrare il mio lavoro con un fatto di cronaca recentissimo. Durante gli ultimi giorni di questo inverno un noto studioso di Dostoevskij è stato travolto dalla censura. Un’università italiana ha infatti ritenuto opportuna la sospensione delle lezioni dedicate all’autore russo. Una decisione disarmante che ha dato origine a pesanti critiche, tutte rivolte al rettorato. Rendere inaccessibile la cultura dello stato che ha provocato la guerra favorisce unicamente l'isolamento dei suoi cittadini dal resto del mondo. Negli ambienti politici si parla spesso di “necessità di interventi diplomatici urgenti”, e quale migliore arma se non la cultura?

"Non solo essere un russo vivente è una colpa, oggi, in Italia: anche essere un russo morto lo è", così Paolo Nori commenta l'evento, poco prima che la sua voce sia rotta dall'emozione. È la sera dello scorso primo marzo: lo scrittore, amante della Russia ed esperto della sua letteratura, annuncia in una breve diretta Instagram la sospensione, comunicata via e-mail dall’università Bicocca, delle lezioni gratuite che lì avrebbe dovuto tenere su Dostoevskij. L’università sostiene: “Lo scopo è quello di evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione”. Grande il sostegno di molte personalità pubbliche nei confronti di Paolo Nori. La censura del suo intervento alla Bicocca lascia attoniti. Interverrà, con il ruolo di mediatrice tra le parti, anche la ministra dell’Università e della Ricerca, Messa. Il rettorato dichiarerà inizialmente di non aver mai inviato quella mail, poi suggerirà l’affiancamento di un autore ucraino alle lezioni sul noto intellettuale russo. “Non conosco nessun autore ucraino e non condivido questa idea che se parli di un autore russo devi parlare anche di un autore ucraino, ma ognuno ha le proprie idee. Lascio pertanto la Bicocca libera dall’impegno con me concordato” (P.N.)

La vicenda che ha visto protagonista Paolo Nori è solo uno dei numerosi esempi che rappresentano la nuova ombra di censura che sta avvolgendo il mondo occidentale. Ci si chiede come sia accettabile il ritorno di un’epoca che riporta nelle tenebre un patrimonio culturale appartenente a tutti. Bandire la cultura di uno stato perché coinvolto in una sanguinosa guerra è disgustoso e ingiustificabile. È necessario unirsi e combattere contro questi episodi che ci riportano ad una società retrograda e discriminatoria, in modo da permettere alla cultura di tornare ad essere uno strumento di accoglienza e di pace.


Tommaso Renzi 5Q

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